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WTA Queen’s, 52 anni dopo: successi e prospettive del “torneo degli inglesi”

L’edizione n° 82 dell’HSBC Championships, torneo meglio conosciuto con il nome di Queen’s Club Championships, privo di sponsor di qualsiasi genere, si è fatta attendere per 52 lunghi anni. Correva il lontano 1973 quando Olga Morozova, rappresentante di quella che allora era denominata Unione Sovietica, superava 6-2 6-3 in una finale senza storia l’australiana Evonne Goolagong. Già quel successo andava contro i ‘canoni’ del torneo, che spesso aveva visto imporsi una tennista anglofona, che fosse britannica, statunitense o ‘aussie’. E in questo 2025, dopo oltre cinque decadi di stop, ecco ripartire da quello stesso punto, con una campionessa fuori dagli standard. Ad alzare al cielo il trofeo è stata infatti Tatjana Maria, mamma di due figlie che compirà 38 anni il prossimo 8 agosto e che diventa la più anziana – non ce ne vorrà per questo epiteto – a vincere un torneo nel circuito WTA dal 2020. I motivi del successo del torneo femminile del Queens’ La domanda che in molti probabilmente si saranno fatti è la seguente: al di là delle belle storie che sono emerse, com’è andato realmente il ritorno del torneo femminile del Queen’s? Per rispondere a questo quesito ci avvaliamo di un prezioso contributo dei colleghi del ‘The Athletic’, che hanno pubblicato un articolo in merito. Innanzitutto si tratta di un torneo che ha attratto un gran numero di tante top 20: basti pensare che le 8 teste di serie del tabellone erano tutte comprese dalla n° 7 alla n° 16 del ranking WTA. E quelle che mancavano, comunque, tendenzialmente lo hanno fatto per prendersi una settimana di stop dopo le fatiche del Roland Garros 2025. La presenza di tante rappresentanti dell’élite del tennis femminile internazionale è dovuta anche ad una questione di motivazioni. Da una parte le tante britanniche, accorse al torneo di casa con frenesia per tornare ad essere spinte dal proprio pubblico in quello che è l’epicentro di questo sport nel Regno Unito. Non solo, perché anche la stessa Madison Keys, che nulla ha a che vedere con questo Paese, ha utilizzato parole al miele per l’HSBC Championships, definendolo anche il miglior ‘500’ a cui ha preso parte: “È fantastico, l’erba è bella ed è un grande switch rispetto a dove eravamo. È bello per me venire in un nuovo posto dopo tanti anni nel circuito. È un torneo fantastico”. Il progetto ambizioso di Laura Robson Poteva forse preoccupare la risposta del pubblico, abituato a seguire, a queste latitudini, il torneo maschile, ma anche in questo caso il lavoro della direttrice Laura Robson è stato eccellente. Più di 52000 persone si sono sedute sugli spalti e sulle tribune dei campi del Queen’s Club, e in questo modo si è raggiunto l’85% della capacità totale degli stadi. Solo due tornei femminili hanno venduto più biglietti, a livello proprio numerico, ovvero il Canadian Open e il Charleston Open. E questo è dovuto, come detto, all’arguzia di chi è capo dell’evento, che ha abbassato i prezzi rispetto alla controparte maschile. Per la finale i tagliandi partivano da 35 sterline (rispetto alle 100), nei primi giorni i costi più bassi erano di 20 sterline (contro le 50/70 degli uomini). Per non parlare del prize money di 1.4 milioni di dollari (1 milione di sterline) che lo rendono il più remunerativo tra i ‘500’. E non è tutto. Perché Laura Robson, in tal senso, è anche molto ambiziosa ed è questo che ha fatto sì che questo torneo raggiungesse già questo successo alla sua prima edizione dopo 52 anni. L’ex tennista britannica, infatti, avrebbe intenzione di far crescere l’HSBC Championships portandolo ad essere un WTA 1000, progetto molto ambizioso dal momento in cui non ci sono eventi di questo livello al maschile sull’erba al momento. Già il fatto di essere tornato sotto forma di ‘500’, costringendo al ‘downgrade’ sia Birmingham che Eastbourne, è un grande traguardo, ma a questo punto non costa nulla sognare in grande. Quello che è certo è che l’edizione 2025 è stata un grande successo ed era tutt’altro che scontato. ...

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